Carisma, personalità e grande determinazione: la storia di Gianmarco Gabrieli, arbitro di Promozione e alfiere di punta della nostra sezione

Pubblicato da Matteo Lunardi il

Nuova tappa del focus di approfondimento dedicato ai migliori talenti della nostra sezione: oggi raccontiamo la storia di Gianmarco Gabrieli, uno degli alfieri di punta dell’Aia di Este, che dirige con ottimi riscontri nel campionato di Promozione.
Nato il 17 luglio del 1996, è il fratello maggiore di Piergiorgio, pure lui fresco di approdo in Regione.

Gianmarco Gabrieli, classe 1996, arbitro di Promozione e alfiere della sezione Aia di Este

«Ho intrapreso questo percorso quando non ero più giovanissimoracconta GianmarcoSono sempre stato un grande appassionato di calcio e ho giocato per tanti anni: all’epoca non c’era ancora la possibilità di avere il doppio tesseramento, perciò o facevi il giocatore o eri arbitro. L’idea di abbandonare il pallone per prendere in mano il fischietto non mi allettava più di tanto, così ho continuato a giocare. Poi, a 19 anni, mi sono deciso: mia mamma aveva a casa un foglietto di un giornalino locale e sul volantino, lo ricordo come ieri, c’era scritto “vuoi diventare arbitro?”. Non giocavo più, così mi sono iscritto al corso: ed è iniziata questa splendida avventura. I primi tempi non sono stati facili: prendevo parole ogni domenica, il morale non era proprio al massimo. Tuttavia, passo dopo passo, sono arrivate le prime soddisfazioni. Il salto di qualità c’è stato grazie all’opportunità di essere affiancato per un anno intero da un tutor d’eccezione, Pierpaolo Peraro, che mi ha seguito dalla juniores fino all’approdo in Terza e Seconda Categoria. È stata la mia fortuna più grande, perché ho avuto accanto per dodici mesi un ex arbitro di serie C: adesso fa parte dell’Organo Tecnico e rappresenta tuttora il mio punto di riferimento. Gli devo un “grazie” enorme, perché senza di lui non sarei mai riuscito a raggiungere la Promozione. E, ad oggi, non potrei sognare il salto in Eccellenza».
Quali sono le partite che ti sono rimaste più nel cuore?
«Una è proprio freschissima e risale a pochi giorni fa: parlo del derby di Prima Categoria tra Cavarzere e Pettorazza, prima contro seconda, che ha richiamato allo stadio quasi 700 persone. Non potrò mai dimenticare nemmeno il derby Monselice-Conselve o l’amichevole di prestigio tra Este e Cittadella: discorso analogo per il “Torneo Nicolli”, esperienza bellissima, a cui ho potuto partecipare dopo essere stato selezionato tra i migliori arbitri del Veneto».
Cosa diresti ad un giovane che vorrebbe affacciarsi al mondo dell’Aia?
«Gli direi che è uno sport che ti fa crescere e ti porta ad essere un uomo con la “U” maiuscola. A 14 anni non hai mai grosse responsabilità. Diventando arbitro impari a prendere decisioni importanti in pochi secondi e, soprattutto, a farlo sotto pressione: ad esempio fischiare un rigore al novantesimo o annullare un gol nei minuti finali di una gara. È una scuola di vita incredibile, che va ben oltre il terreno di gioco. Inoltre abbiamo pure la fortuna di poterci allenare e confrontare con arbitri di serie A, a cui possiamo chiedere consigli e insegnamenti: una cosa che, da giocatore, non puoi nemmeno lontanamente sognare».


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